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C’è un principio di organizzazione che ogni professionista dovrebbe fare proprio, in particolare le persone che progettano prodotti digitali.

Giorno dopo giorno vedo moltissime aziende e agenzie infrangere questa regola, e il 100% delle volte equivale a un danno.
Cercherò di spiegarvi brevemente in cosa consiste questa regola perché è significativa per product e service design.

Il fenomeno psicologico di cui parlerò in questo articolo è noto come Legge di Miller. Non mi limiterò a spiegarti cos’è, ma ti invito a prendere parte a questo esercizio per una lezione di apprendimento più immersiva.

 

Step 1

Leggi le istruzioni prima di iniziare:
innanzitutto prendi carta e penna.
Questo è un esercizio in cui tenterai di ricordare le parole che hai appena letto, ovviamente senza rileggerle.

Di seguito è riportato un elenco di 20 parole.
Leggile e cerca di memorizzarne il maggior numero possibile.

Cerca di mantenere le parole “nella tua mente”.
Non scrivere subito le parole dopo averle lette.
Dopo aver terminato la lettura delle parole continua a scorrere verso il basso fino a quando non viene visualizzata la parola “STOP“.
Quindi, leggi lo step 2.

 

Step 2

Ora usa la penna e la carta per annotare il maggior numero di parole che ricordi dell’elenco.
Pensaci bene, ma non scorrere su per visualizzare le parole. Se scorri verso l’alto, l’esperimento è compromesso.
Prenditi circa 30 secondi per scriverle, dopodiché, scorri verso l’alto e controlla quante ne hai correttamente ricordate.

Se sei come la stragrande maggioranza degli esseri umani, avrai ricordato tra le 5 e le 9 parole delle 20 scritte.
Centinaia di esperimenti dimostrano l’universalità di questa limitazione sulla memoria.
Quando ho scoperto questo fenomeno per la prima volta, ho compreso fin da subito che ciò avrebbe avuto enormi implicazioni anche sulla progettazione di un prodotto, a causa del grado in cui questa “limitazione” della nostra mente influisce sulle attività quotidiane.
Questa capacità di conservare informazioni nella mente per un breve periodo è nota come Legge di Miller.

 

 

Legge di Miller · Il numero magico

Nel 1956 fu scritto un articolo che divenne uno dei lavori più citati in psicologia, intitolato “The Magical Number Seven, Plus or Minus Two: Some Limits on Our Capacity for Processing Information” (Il magico numero sette, più o meno due: alcuni limiti della nostra capacità di elaborazione delle informazioni) e fu pubblicato dallo psicologo cognitivo George A. Miller del Dipartimento di Psicologia della Princeton University in Psicologia. Il punto cruciale del documento suggerisce che il numero di “pezzi” che un umano medio può tenere nella memoria di lavoro (un componente della memoria a breve termine) è 7 ± 2. Questo è spesso definito come la legge di Miller. Ecco un riassunto dell’articolo, tratto da wikipedia:

In questo articolo Miller discute in merito alla coincidenza tra il limite di una valutazione unidimensionale e i limiti della memoria a breve termine. In un compito di valutazione unidimensionale, ai soggetti sperimentali vengono presentati un numero di stimoli che variano in una dimensione (per esempio 10 toni differenti che variano solo in intensità) ed essi rispondono ad ogni stimolo con una precisa risposta, appresa precedentemente. La risposta è essenzialmente perfetta tra 5 o 6 stimoli, ma declina rapidamente quando il numero cresce.

Il compito può essere descritto come “trasmissione di informazioni”: l’input consiste di uno tra n stimoli possibili, e l’output consiste di una tra n risposte. L’informazione contenuta nell’input può essere determinata dal numero di decisioni binarie che occorrono per arrivare allo stimolo, e lo stesso vale per la risposta. Perciò, la massima performance delle persone in una valutazione unidimensionale può essere caratterizzata come un canale di capacità di informazione di circa 2 o 3 bit, che corrisponde all’abilità di distinguere tra 4 e 8 alternative.

 

Uno dei concetti chiave alla base della legge di Miller è il chunking, ovvero l’unione in “blocchi” di determinanti elementi per una maggiore facilità nella memorizzazione di questi. Ad esempio, la parola “p a l l a” è in realtà un “blocco” di lettere ben organizzato. Se le lettere fossero state riorganizzate in modo diverso, come ad esempio “a p l a l” avremmo cinque “pezzi” separati di informazioni. Il chunking quindi è un elemento critico nell’organizzazione delle informazioni e costituisce la base della nostra UX e della nostra organizzazione.

 

 

La regola

Organizzate sempre le informazione in un numero di categorie non superiori a 9 e preferibilmente in circa 5 blocchi.

Più blocchi di informazioni vengono aggiunti a un’interfaccia, più diventa difficile “lavorarci”.
Questo è particolarmente importante per gli utenti che utilizzano per la prima volta un prodotto, perché non hanno ancora maturato la “pratica” necessaria a codificare l’interfaccia velocemente affinché un determinato comportamento diventi abituale.

Vedo costantemente che questa regola viene violata da giganti come Facebook, Google, WordPress e molti altri.
La regola del «raggruppare tutto in circa 5 blocchi» si riflette ovviamente nel design, traducendosi in una rigorosa filosofia di progettazione.
Per fare un esempio pratico: quando un prodotto diventa più ricco di funzionalità, l’utilizzo dello stesso diventa più complesso, poiché l’utente si ritrova a gestire più informazioni durante l’utilizzo. Questo rende la progettazione di una buona interfaccia fondamentale.

La legge di Miller sottolinea inoltre l’importanza della lungimiranza e della pianificazione nel processo di progettazione, perché quando si aggiungono ulteriori funzionalità a un prodotto l’interfaccia deve essere in grado di accoglierle senza rompere l’equilibrio visivo che è stato creato fino a quel momento.
Ricostruire un’interfaccia richiede tempo e risorse enormi.

Un altro fenomeno percettivo osservato in relazione alla Legge di Miller è noto come recency effect.
Secondo questa teoria ricordiamo con più facilità gli oggetti percepiti all’inizio e alla fine di un’esperienza, rispetto a quelli nel mezzo.
Ad esempio, se dovessi mostrarti un elenco di parole, molto probabilmente ricorderai le parole all’inizio della lista e la fine.

Tutto ciò solleva enormi domande nella progettazione: se le persone ricordano di più ciò che avviene all’inizio e alla fine di un’esperienza, come possiamo migliorare gli elementi positivi e mitigare quelli negativi in questi rispettivi momenti? Quando inizia e finisce veramente un’esperienza?
Dovremmo organizzare elementi più importanti all’inizio e alla fine degli elenchi?
Queste sono tutte domande valide che gli UX Designer dovrebbero porsi durante la progettazione dei propri prodotti.

In realtà in pochi seguono davvero questa regola, Adobe per primo inserisce tutti gli strumenti in fila, senza raggrupparli in modo coerente.
Ecco com’è e come dovrebbe essere per migliorare l’usabilità del software:

 

 

La legge di Miller può essere applicata a qualsiasi aspetto della tua vita che implica l’esecuzione di un compito leggermente più complesso del solito.
Organizzando l’operatività in “blocchi” contenenti ciascuno non più di 9 “compiti”.
Il tuo cervello sarà in grado di ricordare esattamente cosa fare e quando farlo.

 

Oltre l’informazione

Viviamo in un mondo all’interno del quale è presente un overload informativo in costante crescita.
Ecco perché è fondamentale, ad esempio, omettere articoli, prodotti o servizi della tua vita che non offrono un reale ritorno.
Stai gestendo troppe attività al giorno per essere efficiente?
Il tuo team usa troppi strumenti per collaborare?
Hai troppi membri nel tuo reparto?
Stai sovraccaricando i nuovi dipendenti con informazioni superflue che li portano a confondersi?

La legge di Miller ci insegna che gli esseri umani possono elaborare una quantità limitata di informazioni e che il sovraccarico di informazioni porterà a una distrazione che influirà negativamente sulle prestazioni. Le aziende dovrebbero ricercare soluzioni per organizzare le informazioni in modo molto più comprensibile per i loro clienti e dipendenti. Ciò potrebbe accadere eliminando strumenti o applicazioni che creano un sovraccarico cognitivo, riducendo la quantità di membri di un team o persino riorganizzando i reparti.

Tutto questo aiuta a trovare il nostro flow di lavoro, che potremmo descrive come uno stato ottimale in cui lavoriamo al meglio e viviamo veramente “nel momento”. Un modo per uscire da questo stato è aumentare le distrazioni sul posto di lavoro.
Quindi, sei davvero sicuro che fornendo ai tuoi dipendenti/collaboratori più strumenti, migliorino effettivamente le loro prestazioni?
La Legge di Miller ci insegna più e più volte che non è così. Quando si tratta di completare le attività, less is more.

Disattiva le notifiche di Slack sul desktop.
Sbarazzati delle cose che non usi mai.
Smetti di controllare in modo nervoso la casella di posta.
Affidati a un solo strumento, non usarne molti.
Ora concentrati.