Mashable Social Media Day Italy è «l’evento che celebra la rivoluzione digitale e le potenzialità dei social network attraverso le testimonianze dei migliori esperti del settore». L’evento si terrà a Milano, presso la sede IED di via Bezzecca, il 21 e 22 ottobre 2016. L’evento prevede un ricco programma di interventi e tavole rotonde. Tra i relatori spiccano Marco Montemagno, Mirko Pallera, Fabio Merlin, Dario Vignali e molti altri.
Hai perso la diretta di ieri? Rivivi il racconto del primo giorno.
Aggiornamento LIVE!
Ore 09:25: i partecipanti stanno prendendo posto in sala.
Messaggio di Benvenuto e Introduzione alla seconda giornata del #SMDAYIT
IED presenta i suoi Progetti Speciali: dalle cause sociali, al design; dall’editoria al puro divertimento.
? Ecco un video con testimonianze e il dietro le quinte degli studenti che hanno preso parte ai Progetti Speciali.
Innovazione o estinzione! Il potenziale delle nuove tecnologie
Massimo Temporelli, Presidente e Founder TheFabLab
«Non esistono le vecchie tecnologie, ma solo le tecnologie».
Non esiste pensare l’uomo fuori dalla natura, così come non è possibile pensare l’uomo distaccato dalla tecnologia (anche se spegniamo lo smartphone). I pensieri dell’uomo sono di per sé tecnologici. Quindi, l’uomo è natura e tecnologia.
[bctt tweet=”L’uomo è coevoluzione tra biologia e tecnologia naturale e artificiale/culturale. #SMDAYIT” username=”temporelli73″]Cuocendo il cibo, i primi uomini hanno liberato slot di memoria per pensare ad altre attività; in precedenza la digestione occupa tutte le energie, intellettive e fisiche. Il cervello umano si è evoluto grazie all’invenzione del controllo del fuoco. Oggi Internet è il nuovo fuoco primitivo. Oggi la mente umana non ha più confini: pensiamo di approdare su Marte, e la cosa non è poi così impossibile…
C’è una dicotomia:
- innovazione (tecnologia/cultura);
- tradizione (biologia/natura).
L’uomo sta cambiando con la tecnologia? Siamo assorbiti dagli smartphone? Forse ci dimentichiamo che, negli anni ’70, tutti nel tram leggevano il giornale o un libro. In realtà non siamo cambiati: non abbiamo MAI avuto voglia di parlare con gli sconosciuti.
Digital fabrication, iot e robotica sono le tecnologie che cambieranno il mondo.
Come fare Business con il proprio Personal Branding
Dario Vignali, Blogger & Web Marketer
Vignali racconta la sua storia e la sua evoluzione come professionista: a 13 anni il primo blog. Fino al primo “successo” professionale: hackerare il computer del professore e prelevare il compito in anteprima ?
L’empatia è la capacità di saper creare relazioni consapevoli. Il personal branding parte dalla condivisione, è un asset autonomo capace di generare interesse verso gli altri in modo del tutto passivo.
Per il PB serve una piattaforma, un’estensione digitale della nostra persona: è utile per raccontarci in rete ed è sempre attiva 24/7. Creare contenuti per le piattaforme è un investimento personale.
Personal branding funnel: a diversi stati di consapevolezza, esistono diversi livelli di necessità e di contenuti.
- microcontenuti: servono per generare dell’hype (può bastare un post su Facebook);
- la soap opera sequence è una serie di messaggi inviati agli utenti che si basano sulle logiche e tattiche di marketing usate proprio nelle soap opere americane; alla fine di ogni messaggio, permane quella sensazione di suspance, che ti invoglia a leggere il messaggio seguente, e si instaura un rapporto di intimità;
La piattaforma è determinante:
- audience: nel caso di un blog, i dati sulle persone vengono raccolte e, in base a un sondaggio completato dopo l’iscrizione alla newsletter, vengono definite le specifiche soap opera sequence;
- USP: cosa vi differenzia da tutti gli altri? Qual è la vostra missione e il vostro posizionamento?
- visual identity: è parte integrante del nostro PB;
- mostrare i risultati: le persone acquistano un prodotto sulla base dei risultati che vogliono ottenere;
- testimonial: lasciate che siano gli altri a posizionarvi come leader per un determinato posizionamento. Diamo ampio spazio alle recensioni/feedback.
I tre fattori di successo:
- contenuti video: è lo strumento che crea la maggiore empatia e dà credibilità;
- la vostra pagina about: è la migliore pagina di vendita che esista. Lo scopo è raccontarsi;
- il tone of voice: una comunicazione formale non vi differenzia. «Siate coloriti, fatevi ricordare».
Prospettive digitali: lo storytelling del dato
Carlo Rinaldi, Digital & Social Media Group leader Microsoft Italia
A more natural future: un futuro fatto di interfacce naturali. A dire il vero, possiamo parlare di presente. La tecnologia non rende tutto meno vero, anzi, arricchisce la realtà.
Siamo in un mondo fatto di messaggi, sollecitazioni e notifiche infinite, ma il tempo è finito. Spendiamo il tempo in varie attività e dobbiamo scegliere a quali dare valore.
Oggi siamo in un sistema di intelligenze e queste “intelligenze” hanno e avranno il più ampio margine di crescita.
Da ROCKIN1000 per i Foo Fighter a THAT’S LIVE: creatività e milioni di visualizzazioni
Fabio Zaffagnini, Rockin’1000 General Manager
Aprile 2014: Zaffagnini sogna un concerto dei Foofighters a Cesena.
Come farlo?
- trovare 40k di budget;
- trovare 1.000 musicisti;
- suonare insieme il pezzo;
- convincere il gruppo a venire a Cesena.
Il primo step è stato quello di trovare il team organizzativo, i primi angel. Dopo 6 mesi di pianificazione, parte la campagna di crowdfunding e call del musicisti. Sembra un sogno impossibile… a pochi giorni dalla fine della campagna, mancano ancora 20k Euro da raccogliere. Nonostante ciò, i musicisti arrivano da tutta Italia e suonano il pezzo.
Il video è un successo. E i Foofighters rispondono. Il 3 novembre 2015 l’indimenticabile concerto.
Ma perché il video ha avuto così tanto successo?
- è semplice: regala qualcosa a qualcuno per ottenere qualcos’altro in cambio;
- è inaspettato: il mondo non se l’aspettava!
- è autentico: le persone sono reali, niente sceneggiature;
- è emozionale;
- è catartico.
La regola d’oro della viralità? Non avere regole.
Dopo Rockin’1000, il 24 luglio 2016, si è tenuto il That’s live, il concerto della band più numerosa al mondo. Un nuovo evento, con l’anima del precedente, ma scalabile e ripetibile.
La nuova frontiera del Marketing: le connected cars
Marco Guarna, Amministratore Delegato euro engineering Italia
Le automobili rivoluzioneranno il mondo del marketing.
L’auto del futuro è sempre stata un’icona pop, dagli anni ’50 fino a oggi: in passato l’auto sarebbe andata a 1.000 km all’ora; oggi invece si guiderà da sola. Cosa faremo mentre viaggeremo? Consumeremo contenuti. Ecco il collegamento con il marketing.
I temi “caldi” dell’automotive del futuro sono:
- sistemi automatici di guida;
- macchine connesse;
- nuovi sistemi di propulsione;
- cybersicurezza.
In questo campo, le grandi produttrici di automobili sono in secondo piano. I protagonisti sono le startup. L’auto connessa sarà di lusso, per pochi? In realtà no, sarà un fenomeno di massa: 220 milioni di veicoli connessi nel 2020. Tuttavia, soltanto 80 milioni saranno utenti attivi.
Che cosa cambierà esattamente nella nostra esperienza di guida connessa?
- sicurezza;
- mobilità: staremo meno nel traffico;
- impatto ambientale;
- usabilità: anche le persone con disabilità potranno guidare.
Si parla di infotainment: le informazioni raccolte dalle auto connesse diventano intrattenimento. Ecco che, come accadde per il cellulare che diventò smartphone, anche l’auto acquista nuovi utilizzi e modalità di consumo dei contenuti.
In media passiamo 300 ore/anno alla guida. In questo tempo, l’auto connessa raccoglierà tera di dati preziosi che, elaborati, ci permetteranno di elaborare delle previsioni, sia sulle preferenze dell’utente, che sui comportamenti delle masse (traffico e mobilità).
Quindi, l’auto diventerà, letteralmente, un cookie da un tonnellata: raccoglierà dati personali e ambientali. Ci sono altrettante tonnellate di potenzialità di marketing. Sta a noi coglierle!
Facebook Streaming Live Video
Marco Montemagno, Imprenditore tech e Broadcaster
Montemagno si collega in streaming video con la platea del Mashable Social Media Day.
Tutti credono che il video sia importante nel marketing, ma poi nessuno li fa.
«Fate video ogni giorno e passerete, come professionista, a un’altra categoria nel mercato».
Se il video funziona, ci sono video che funzionano meglio di altri?
No! Non esistono idee giuste, non esiste un format dominante.
Spesso non si fanno video perché «non ho l’attrezzatura adatta».
In realtà è una scusa (la solita). Qualsiasi dispositivo oggi fa video più che accettabili.
Ci vuole tempo!
Non è facile conquistare il cuore di una community.
Come avere argomenti di cui parlare ogni giorno?
Se hai dubbi a riguardo, allora significa che non sei davvero “dentro” alla tua passione.
«Ascoltate tutti… ma poi fate di testa vostra!»
Dalla radio a Facebook Live: ha senso andare in onda?
Mario Moroni, CEO presso OkNetwork
Tutti i fenomeni di social streaming hanno un seguito pazzesco. Il confronto con i media tradizionali è imbarazzante… vincono di gran lunga i social.
I dati Nielsen confermano che la radio, a livelli di investimenti pubblicitari, è in crescita. La radio si fa sempre meno in diretta, sempre più repliche. Audioradio, nel 2016, è andato in pensione: ormai non si fa più business con il numero di persone potenzialmente raggiungibili, ma con quelle che effettivamente si raggiungono. C’è anche la radiovisione e la radio è sempre più social (radio Deejay è sempre in diretta su Facebook).
Ma veramente abbiamo qualcosa da dire per fare una diretta? Una volta dovevi essere molto preparato, vestito in modo impeccabile. Oggi non serve più!
L’85% dei video visti su Facebook è muto.
Trasmissioni innovative come quelle della Gialappa’s e le dirette di Fiorello hanno 5 caratteristiche comuni:
- non sono dipendenti dal mezzo principale;
- funzionano bene online e offline;
- hanno un pubblico che paga qualcosa…;
- non improvvisano;
- hanno esperienza.
Cosa bisogna fare per essere pronti per una diretta?
- richiama: crea l’attesa, stimola i curiosi;
- live: «prova prova, si sente?» evitiamolo!
- fase post live: cos’ho imparato da questa esperienza? Rivedi le puntate per migliorare; cerca di monetizzare, non per forza soldi, ma anche lead.
- on-demand.
Il futuro del social streaming?
- video a 360°;
- dispositivi appositi per i vari social media.
Pausa pranzo: la diretta continua a partire dalle 14.00 ?
Dall’attivismo online al cambiamento sociale: l’impatto reale di Change.org in Italia
Luca Francescangeli, Country Lead di Change.org Italia
Change.org arriva in Italia nel 2012 a Roma. In Italia i Change sono 6 milioni (a luglio 2012 erano solo 136.000), circa il 20% della popolazione attiva. Change.org dà possibilità alle persone di cambiare le cose.
Oggi è un B-corporation, ossia non è una no-profit: fa profitto e lavora sempre al lavoro della sua missione. Gli utenti totali sono 163 milioni.
Oltre 650 petizioni hanno dichiarato la vittoria da luglio 2012. Una vittoria si raggiunge quando, in modo autonomo, l’utente promotore della petizione la chiude, poiché ha raggiunto il proprio obiettivo.
Change.org è fatta di storie, come quella di Luigi, che scopre di avere un cancro, curabile esclusivamente con l’agoterapia. Luigi non può permettersi tale cura, così lancia una petizione per convincere la Regione Piemonte a far passare l’agoterapia come una terapia salvavita. Grazie a Change.org aggiunge il suo obiettivo, dopo aver raccolto oltre 100.000 firme.
Growth is mostly an imagination problem
Armando Biondi, Cofounder @AdEspresso
Quando si parla di startup, si parla di crescita. Il concetto di crescita spesso è controintuitivo: pensate ai progressi che abbiamo raggiunto soli 25 anni, da quando esiste il web.
Tanti dicono: «È già stato inventato tutto». Non è così!
Quali sono i macrotrend della crescita?
- Il costo per cominciare qualcosa è il più basso di sempre;
- La disponibilità di capitale è la più alta di sempre;
- Abbiamo una nuova piattaforma hardware di preferenza: il 98% delle persone ha lo smartphone disponibile entro un metro;
- Anche il modo in cui interagiamo con la tecnologia è diverso;
- I social network hanno accorciato le distanze.
- La combinazione tra social e mobile ha generato il canale di distribuzione più efficiente di sempre;
- C’è il maggior numero di persone online di sempre (3 miliardi, 20 anni fa solo 50 milioni).
La formula del successo: valore generato + verticale utenti + maggiore visibilità + minore costo acquizione + modello di business = storia di successo
Growth Hacking tra realtà e mito
Raffaele Gaito, Imprenditore e Blogger
Che cos’è il growth hacking? «È marketing, il futuro del marketing, è quello che il marketing doveva essere dall’inizio».
- Takeru Kobayashi detiene il record mondiale di hot dog mangiati in 12 minuti: ben 53. Il suo segreto? Invece di usare l’acqua per deglutire più velocemente, la usa per inzupparci il pane e renderlo morbido.
- Airbnb fece il salto di qualità quando aggiunse la funzionalità per postare gli annunci anche su Craigslist (trovando una falla tecnica). Gli utenti raggiungevano Airbnb da Craigslist, che possedeva un traffico enorme; gli ha letteralmente rubato il palcoscenico;
- Dropbox abbatté i costi di gestione quando permise agli utenti di invitare amici, ottenendo spazio gratuito.
Questi 3 esempi hanno in comune il fatto di pensare fuori dagli schemi. Il growth hacking è un mindset.
Sean Ellis, il primo growth hacker, ha lavorato per le migliori aziende (Dropbox, Eventbrite, Kissmetrics) e, puntalmente, li ha sempre portato un mare di traffico. In un articolo del 2010, Ellis definisce la sua attività “growth hacking”, smarcandosi dal concetto di marketing.
Creativo, adattabile, espandibile e rapido: sono queste le caratteristiche del nuovo approccio del growth hacking. Come si è arrivato a ciò?
- customer development;
- metriche da pirata;
- lean startup.
Combinando questi concetti, si è giunti al growth hacking: è un’idea che, testata, viene analizzata. Il growth hacker si nutre di numeri e test a/b, fino a raggiungere il processo migliore e più performante.
I miti da sfatare:
- i growth hacker sono programmatori;
- il growth hacking è una soluzione magica a tutti i problemi;
- il growth hacking non ha bisogno di budget;
- il growth hacking serve solo in una fase;
In anteprima, Gaito annuncia la pubblicazione nel 2017 del primo libro italiano sul growth hacking.
L’era della trasparenza
Matteo Flora, CEO The Fool srl
Partiamo da un assunto. La trasparenza: o la fai, o te la fanno. Scandalo Volkswagen, Bertone, Deutesche Bank…
Se pensate che la vostra azienda possa mantenere segreti gli scheletri nell’armadio, pensate solo che non ci è riuscita neppure l’NSA (con miliardi di dollari di budget).
Wikileaks è forse l’esempio più famoso di trasparenza.
Dobbiamo prendere atto che non esiste opacità: si parla di glass cage theorem. Bisogna abituarsi al fatto che i brand vivono in una gabbia di vetro. Se non sei trasparente, la gente ti rende tale.
Dove non previeni, controlli: mettiamoci in modalità paranoica.
Bisogna passare alla data driver strategy: se siamo in una gabbia di vetro, siamo trasparenti noi, ma anche gli utenti. Attraverso il monitoraggio, anche i pensieri delle persone sono accessibili. Capiamo come agire, per creare strategie.
Dobbiamo essere pronti per capire al volo. Per farlo, bisogna essere in grado di comprendere i segnali, per agire di conseguenza. Si individuano le discrasie, ossia i momenti in cui gli argomenti dei discorsi degli utenti cambiano e si può quindi modificare la percezione del proprio brand e reputazione, generando conversazione sui temi in cui siamo più forti, a noi più congeniali. È possibile così “spingere” specifici temi anche in base alle discrasie tra sessi.
E-commerce e user experience l’importanza dei dettagli
Valentina Sala, Marketing manager OK Network
Non serve mettere i prodotti online per vendere. Bisogna investire molto sulla UX.
Less is more
- l’utente ha bisogno di meno clic: no ai menu troppo pieni;
- meno filtri: meglio anticipare i bisogni degli utenti;
- meno campi di ricerca: meglio andare dritti al punto, soprattutto quando l’utente conosce bene il brand e i suoi prodotti.
Meno tempo
- social login: si ottiene il 65% di return; e non è per nulla vero che gli utenti «non si fidano»;
- salva e memorizza: l’utente non ha voglia di ripetere ogni volta le stesse cose, sopratutto inserire più volte le informazioni che lo riguardano, come la taglia; ogni secondo di ritardo nel caricamento delle pagine causa un -7% sul fatturato dell’e-commerce;
- immagini: mantenerle leggere e cerchiamo di sorprendere (es. usando gif);
- carrello: Amazon insegna! Non inventiamoci “nuovi” passaggi.
Meno spazio
- mobile first: è obbligatorio il layout fluido;
- CTA e bottoni: devono essere grandi abbastanza per essere cliccati in modo semplice;
- form: rendiamoli pre-compilati, se possibile; tecnicamente è semplice farlo, perché i dispositivi hanno tutti i dati degli utenti salvati (anche da altre app).
Meno complessità e interruzioni
- riprova sociale: forse sarebbe meglio spostarla nella pagina di conferma ordine, non nella scheda prodotto, quando ancora l’utente deve comprare; condividereste mai un prodotto che non avete ancora acquistato?
- sharing is caring, ma non sempre: attenzione a dove inseriamo i pulsanti di sharing, ce ne sono già tanti!
- personalizzazione: aiutare l’utente nella scelta del prodotto, dandogli consigli; oppure filtrare i prodotti da visualizzare sulla base della cronologia di ricerca (“I miei brand”, “Consigliati per te”).
Emozione
Si parte da un livello di emozione altissimo, per poi scendere quando giungiamo alla scheda prodotto, dove sale la razionalità (prezzo, condizione di spedizione, ecc.). Le immagini hanno un potere fantastico: diamo scorci di situazioni d’uso del prodotto, piuttosto che sterili still life. È fondamentale anche il post acquisto.
La perfezione non esiste! La scelta migliore che si può fare è avere una strategia.
WeChat, dall’engagement alla vendita. Tutto in una sola app
Enrico Plateo, Partner at WeToBusiness – WeChat Official Reseller
In Occidente, ogni applicazione che usiamo ha una funzione specifica (video call con Skype, Firefox per navigare sul web, ecc…).
In Cina, invece, esiste WeChat, che racchiude le funzionalità di tutte le principali (e oltre) app utilizzate in Occidente.
Il 70% degli utenti di WeChat usa l’app spendendo €1o/mese nell’app, il 6% ne spende addirittura €500/mese.
In WeChat i brand possono creare un official account, dove possono gestire, in un’unica piattaforma, comunicazione, servizi, engagement utenti e transazioni.
Armani ha creato un’esperienza digitale unica tramite WeChat, permettendo agli utenti di accedere al suo Armani Silos, un particolare atelier dove visionare e acquistare i capi d’abbigliamento in un tocco.
Social Media Strategy in 3P: Prevedere, Percorrere e Pianificare eventi (musicali). La Case History Concerto Primo Maggio Roma
Eufemia Scannapieco, Digital e Social Media Strategist @Piano + Ylenia Cuccurullo, Co-founder e direttore creativo @Piano
Connessione
Bisogna curare il personal branding e curare delle relazioni vere. Dobbiamo essere persone, non personaggi. Le aspettative devono essere mantenute nella realtà. Solo così si creano relazioni.
Cogliere l’occasione
Bisogna cercare di immedesimarsi nel partecipante, per creare empatia. Piano, neonata digital agency, ha l’occasione di curare l’evento del Concerto del Primo Maggio a Roma. E non si lascia scappare l’occasione.
Prendere contatto
Bisogna entrare in empatia con il contatto con cui si collaborare per gestire l’evento. La fiducia è la chiave di tutto!
È stato seguito un metodo per la cura del Concerto del Primo Maggio a Roma:
- analisi dell’evento: lavoro, musica, persone;
- strategia: definire gli obiettivi; nello specifico, è stato quello di aumentare il sentiment positivo del concerto, all’epoca prevalentemente neutro. La base di una buona strategia è un buon concetto, o una storia;
- pianificare le azioni in modo agile, step by step: decidere quali strumenti usare e il relativo timing;
L’hashtag ufficiale è stato #1M2016.
Cinema & Social: Il lancio di Lo Chiamavano Jeeg Robot
Federico Mauro, Direttore Creativo @Vertigo
Mauro racconta l’esperienza di direzione creativa della campagna di comunicazione per il film “Lo chiamavano Jeeg Robot”.
Cosa si aspettano i fan sportivi dal mondo dei Social Media
Luca La Mesa, Top Teacher Ninja Academy – Strategist Wengage
L’uomo appassionato di sport trascorre il 72% del suo tempo sui social media su contenuti sportivi (2,5 ore al giorno). Più il target è giovane, più è influenzabile in modo positivo. I fan si aspettano che i brand siano presenti, in media, su almeno 3-4 canali social.
I fan vogliono contenuti in tempo reale da un prospettiva unica: Fernando Alonso, per primo, è salito sul podio e si è fatto un selfie. Un contenuto semplice, ma da un punto di vista inedito.
I fan vogliono contenuti non solo veloci, ma anche unici. Velocità + unicità = viralità.
Ai fan piacciono i quiz: se legati ai loro beniamini, il coinvolgimento è elevatissimo.
I fan amano le storie incredibili e tutte le statistiche in tempo reale.
Dal Proximity Marketing al Proximity advertising. La case study Maserati e il network Kariboo
Fabio Berra, Account, Innovation & Communication Specialist JoinTag
Il Proximity marketing sta diventando proximity advertising, una nuova frontiera per il marketing.
Si parla di promximity system: c’è una parte hardware (iBeacon, NFC, Qrcode) e software (un’app mobile beacon ready).
Maserati ha lanciato l’app Maserati Life: beacon ready, multiscenario, dotata di Twitter social streaming e connessa all’e-commerce ufficiale. L’esperienza di prossimità è stata riproposta anche a Casa Maserati, grazie all’utilizzo dei beacon: quando l’utente con app installata si avvicinava alla casa, riceveva notifiche e contenuti inediti. Le interazioni sono aumentate, come la brand awarness.
Nasce Kariboo, la prima e unica piattaforma in Italia di adv exchange in-store.
L’evento giunge al termine. Ma la serata continua al Mashable Party, l’esclusivo evento dove prenderanno parte tutti i partecipanti e relatori. Noi ci saremo, e voi?