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Sono le 20:28 e sono in treno dopo una giornata di lavoro. Sono sullo stesso treno che prendo quasi ogni giorno ormai da 7 o forse 8 anni e sapete una cosa? Non ci sono stati ancora acquazzoni, nevicate, caldi afosi, scioperi del personale o altre situazioni che mi abbiano fatto passare la voglia di prenderlo.

Se sei uno studente di design, penso che dovresti sentirti fortunato ed emozionato.

Che tu stia frequentando una scuola o imparando da solo, mi auguro che anche tu senta quella strana sensazione: come se stessi maturando una profonda passione per un lavoro che sotto sotto sai già si tratterà di un’eterna sfida che ti accompagnerà per il resto della tua la vita. 

Ogni giorno il tuo compito sarà quello di risolvere i problemi.

Mi sono innamorato del design, in particolare del Graphic Design, quando frequentavo ancora il liceo artistico (nello stesso momento in cui capì che l’architettura non sarebbe mai stato il mio mestiere).
Non avevo mai sentito parlare di Graphic Design prima del quarto anno: sapevo esisteva questa cosa chiamata “grafica”, ma non avevo idea di cosa fosse realmente.

Oggi, continuo ad amare il design e intenderlo come un processo infinito di “assorbimento” e re-interpretazione di ciò che mi circonda”.

 

Il design mi ha reso un eterno studente di un lavoro, di una cultura e persino di me stesso.

Ricordo anche quanto sia stato incredibilmente difficile e frustrante entrare e provare a farsi spazio nel settore.

Ci sono così tanti consigli che avrei voluto dare al me stesso di qualche anno fa, che ora ho deciso di condividerli con te.

Non sprecherò il nostro tempo con frasi fatti e luoghi comuni, solo alcuni pensieri:

 

Sul design

Ho trascorso davvero molto tempo cercando di trovare una definizione di design che mi appagasse, e penso che questo sia il momento in cui ogni studente di design si perde nella propria riflessione. È una domanda profondamente filosofica che aiuta a guardarsi dentro ad aprire la porta a nuove idee.

Sono giunto alla conclusione che per me, come accennato sopra, il design è un processo di interiorizzazione del mondo che mi circonda, volto a trasformarlo in pensieri o artefatti che esprimono come, secondo me, dovrebbe essere.

 

Sul portfolio

Come già abbondantemente descritto nel mio precedente articolo, il tuo portfolio, specialmente all’inizio della tua carriera, non dovrebbe semplicemente elencare ciò che hai fatto, ma dovrebbe mostrare ciò che vorresti fare.

Dovrebbe raccontare una storia, la tua storia, ed emozionare.
Ah, l’emozione, quella cosa ormai perduta e sostituita da bellissimi mockup…

Mi capita spesso di visionare e valutare portfolio inviati al nostro studio e raramente vedo progetti che si differenziano da quelli sviluppati per esercitazioni in classe o esami. Dove sono i progetti che rappresentano le cose di cui gli studenti sono appassionati?

Cosa fai nel tempo libero? Davvero non riesci a ritagliarti qualche ora per sviluppare un piccolo progetto dedicato a ciò che più ti piace?
Se stai creando il tuo primo portfolio, chiediti se vedi il progetto dei tuoi sogni nel lavori che stai inserendo.

Se non ce l’hai, fallo e mettilo.

La peggiore conversazione che puoi avere con un Direttore Creativo è dirgli che sei appassionato di un tipo di lavoro che non puoi mostrargli.

 

Sul lavoro

Ottenere il tuo primo lavoro come designer è difficile, soprattutto se non hai la possibilità di ritagliarti il tempo necessario per strutturare un portfolio accettabile e bussare alle porte giuste. Quello ero io, incastrato tra un lavoro mal retribuito e una magistrale che non sapevo dove mi avrebbe portato.

L’ansia di trovare un lavoro il prima possibile può troncare al nascere sfavillanti carriere e sfortunatamente, in merito a questo, non posso dire nulla che renda più semplice questa parte nella vita di un designer.

Quello che posso dirti è semplicemente: «Cerca di conoscere ciò che ti circonda».

Scrivi a ogni studio di progettazione in cui vorresti andare (non scrivere a tutti, solo a quelli in cui ti piacerebbe davvero lavorare) nella tua città o ovunque esso sia, dimostra perché dovrebbero scegliere te e l’impatto positivo che il tuo lavoro avrebbe sui progetti.

Probabilmente scriverai a 100 studi:

  • 3 di questi ti risponderanno;
  • 2 forse ti proporranno un colloquio;
  • 1 ti offrirà un lavoro.

 

Sui colloqui

I colloqui sono una finestra sull’azienda.

L’abbigliamento, l’appuntamento, le domande e le conversazioni ti danno un assaggio molto, molto breve di come un’agenzia potrebbe essere dall’interno. Ai colloqui sento spesso studenti o neolaureati concentrare la propria attenzione ed energie intorno alla soddisfazione degli intervistatori anziché cercare di capire com’è realmente l’azienda per cui stanno facendo quel colloquio.

Poni educatamente alcune domande alla persona che in quel momento ti sta intervistando.
Chiedi, ad esempio, come ottengono nuovi clienti e come gestiscono internamente i progetti.
Pensa ai modi con cui aprire sempre più quella finestra anche grazie alle domande, non limitarti a rispondere.

 

Sul tempo

Per me lavorare quasi tutti i giorni è stata una fatale combinazione tra necessità e passione, ma voglio mettere in discussione l’idea che le infinite ore di lavoro siano un elemento obbligatorio nella carriera di un designer.

A volte ti ritroverai a dover lavorare sodo (davvero tanto credimi) quindi non perdere tempo quando ti siedi alla scrivania: concentrati e lavora più a lungo che puoi rimanendo concentrato. Quando sei stanco, vai a casa.

Non lavorare la notte o il week-end a meno che non sia un’emergenza.

 

Sul talento

Non mi sorprende che gli studenti con i migliori voti spesso non riescano ad affermarsi come leader all’interno delle aziende.

Ciò che passa per il “talento” all’università, in realtà, non è altro che bravura nel seguire le indicazioni e risolvere i problemi di progettazione in un ambito ristretto e accademico.
Risolvere i problemi di progettazione nel mondo del business richiede molte più abilità e conoscenze.

Ho visto designer con ottimi voti non saper gestire i progetti e i clienti più semplici.
Ma soprattutto diciamocelo: la creatività ha poco a che fare con la media dei voti dei vostri esami.

Come designer, sarai messo nella posizione di aiutare le aziende a superare il complesso tema del cambiamento e risolvere loro grandi problemi di comunicazione.

Forse sarai inserito all’interno di qualche conflitto organizzativo e dovrai essere abbastanza creativo e perseverante per superare gli ostacoli che le idee dovranno affrontare prima di assumere una forma definitiva.

Le persone che mi è capitato di conoscere in questi contesti non hanno ottenuto sempre i migliori voti agli esami, anzi, spesso non avevano nemmeno una laurea.

Sono “semplicemente” buoni ascoltatori, empatici, appassionati e lavorano sodo.

Rimboccati le maniche e sii pronto a entrare in un processo di progettazione molto più complesso di quello che conosci, ma soprattutto non dare troppo peso al tuo ultimo 18.
Studi per trovare un lavoro o preferisci lavorare per poterti permettere di continuare a studiare?

  

Sul fallimento

Le università non sono brave a preparare adeguatamente gli studenti alla realtà del fallimento in un ambiente lavorativo. Ricordo ancora una ragazza nel corridoio della mia facoltà dopo un esame: piangeva per un 26 che le avrebbe «inevitabilmente rovinato la media».
Chissà oggi come reagisce di fronte ai clienti ricchi di tatto e empatia che rispondono alle sue mail scrivendo «Non ci siamo proprio!».

È facile per un docente dire che «il fallimento dovrebbe avvenire spesso e velocemente», ma forse non ricorda quanto doloroso e terrificante sia nel mondo reale, in cui le conseguenze possono essere umilianti e finanziariamente dannose.

Per farci un po’ il callo, il consiglio che posso darti è quello di azzardare qualche piccolo progetto imprenditoriale: metti sul mercato le tue abilità. Prima inizierai a familiarizzare con le dinamiche che si creano tra design e business, prima riuscirai a sviluppare progetti che soddisfino appieno le esigenze dei tuoi clienti e ti faranno dormire tranquillo.

Le delusioni arriveranno, altroché se arriveranno, ma quando si è giovani e le responsabilità sono poche, il fallimento assume un valore quasi educativo.

 

Sul denaro

Ricordo ancora come l’ansia di ottenere un ritorno economico dal mio lavoro da designer abbia dominato i miei primi anni nell’industria creativa.

Onestamente, non credo si scelga di fare il designer per soldi, ma con la “visibilità” e le soddisfazioni non ci paghi l’affitto.

Mi sentivo come se fossi sempre dietro a tutti gli altri.
Già all’università i compagni di corso durante le ore di lezione sviluppavano lavori per piccoli clienti o mandavano avanti progetti collaterali con altri designer o fotografi, mentre io al massimo mi guardavo ore di tutorial per imparare a usare i software e inventare progetti fini a se stessi che un giorno pensavo avrei messo nel portfolio per riempirlo un po’.

Avevo paura che non sarei mai riuscito a guadagnare facendo quello che mi piaceva.

Se sei fortunato, avrai le risorse per iniziare a fare il designer senza tutta questa pressione, prendendoti il tuo tempo, finendo con calma gli studi e conoscendo le persone giuste. Se sei dall’altra parte della fortuna, invece, la tentazione di fare un lavoro più remunerativo ma meno creativo sarà estremamente potente. Il miglior risultato che puoi ottenere è quello di essere pagato molto per fare un lavoro creativo che ti piace davvero.
Ovviamente potrebbe volerci un po’ di tempo, ma cerca di rimanere convinto e non vergognarti di trovare un tuo equilibrio.

Ricorda inoltre che il tuo tempo ha un valore e non sarà facile farlo capire agli altri.

Qui fuori è pieno di «Ma sì, ci metti pochi minuti, fammelo al volo», oppure «Se hai tempo e voglia potresti aiutarmi a…», ma è importante è che dopo un primo periodo di “gavetta” tu sia sempre più consapevole che, seppur creativo, divertente, facile e veloce, il tuo lavoro richiederà un compenso.

 

Sui sogni

Alcune persone sono ciniche e pensano che sognare sia qualcosa che bisogna smettere di fare dopo che si è “cresciuti”.

Uno dei miei sogni era quello di creare qualcosa in questo settore, non sapevo bene ancora cosa, se singolarmente o all’interno di un gruppo, volevo solo creare qualcosa di mio. Quando raccontai a molti ex colleghi la mia idea fui sorpreso nel ricevere un’enorme negatività. Molte persone mi dissero che non ce l’avrei fatta, che sarebbe stata una pazzia. Manie di grandezza? Egocentrismo? Cosa c’era di male nel desiderare qualcosa e cercare di ottenerlo?

A essere onesti, non ho ancora idea se abbiano ragione o torto.
Forse alla fine fallirò, perché in fondo ho ancora molti grandi sogni.

Spero vivamente che anche tu sia così appassionato da riuscire a sognare ancora.
Sfrutta ogni minuto libero per portare avanti le tue convinzioni e obiettivi.

Di solito mi piace chiedere alle persone cosa vorrebbero realizzare nella loro carriera e molto spesso ho come la sensazione che la maggior parte delle queste abbia paura di dirlo ad alta voce.

Non essere cinico. Sii duro, ma credi in te stesso.

Definisci la tua vision, lavora sodo e vai fino in fondo.