Ormai da mesi è esploso il tema degli NFT. Mi son preso del tempo per capire cosa sono e perché la gente sta impazzendo all’idea di possederne e/o crearne uno, spesso a cifre esorbitanti, oppure di realizzare plusvalenze milionarie con la rivendita.
Prima di gennaio 2021 non avevo mai sentito parlare di NFT. Su Google Trends noto che non sono l’unico e mi tranquilizzo 😉
L’acronimo sta per Non Fungible Token, che può essere tradotto come «risorsa non sostituibile». È un certificato che attesta la proprietà di un bene digitale: un’immagine, un video, un 3D… qualsiasi cosa.
Inoltrandomi in questo mondo, ho capito che c’è una fondamentale premessa da chiarire per aver ben chiaro il funzionamento degli NFT: la Blockchain.
La Blockchain («catena di blocchi») è una tecnologia che permette la gestione e l’aggiornamento di un database contenente informazioni (ogni “blocco” è chiamato «transazione») in modo aperto. Nel concreto è una rete di computer (nodi) collegati tra loro. I dati in un blocco non possono essere modificati in modo retroattivo senza modificare anche tutti i blocchi successivi: questo processo è chiamato validazione e viene effettuato da speciali nodi detti miner. Quindi i blocchi sono collegati tra loro, e la crittografia rende questo legame sicuro. Questo modello distribuito permette la disintermediazione dagli enti centrali di controllo e verifica, come le banche e gli istituti finanziari, o da figure come i notai.
Un token è un insieme di informazioni digitali uniche e irripetibili. Nello specifico, quindi, gli NFT sono token crittografati concepiti per rappresentare digitalmente un oggetto virtuale o fisico. La loro attendibilità, quindi il fatto di essere unici e di identificare davvero quell’oggetto, non è data da un ente terzo, ma dalla Blockchain, che ne registra la transazione e indica a chi appartiene. Possiamo dire che gli NFT sono un modo nuovo per certificare proprietà digitale di qualsiasi cosa, per passione o per profitto.
Ed è proprio il profitto che ha solleticato la mia curiosità.
L’11 marzo 2021 Christie’s ha battuto all’asta l’opera digitale più costosa di sempre come NFT, Everydays: the first 5,000 days. Prezzo? 69.346.250 dollari.
Il primo tweet di Jack Dorsey, cofondatore e CEO di Twitter, nonché primo tweet della storia, è stato battuto all’asta per 2.900.000 dollari.
just setting up my twttr
— jack (@jack) 21 marzo 2006
Il progetto CryptoKitties ha fatto scuola già a fine 2017 ed è probabilmente il caso studio più celebre, poiché introduce anche le criptovalute: è un gioco basato su dei gattini virtuali (tipo i Tamagotchi), di fatto NFT. Gli utenti acquistano profumatamente in Ethereum (alla data di oggi, 21/04/2021, 1 Ether = €1.921,23) questi esemplari digitali e li allevano, con lo scopo di aumentarne il valore. Come fanno? Bisogna ottenere attributi rari per i gattini facendoli accoppiare generando nuovi esemplari. [Ragazzi mi fermo qui perché mi rendo conto che il discorso sta assumendo toni imbarazzanti…]
La tennista ucraina Oleksandra Oliynykova, sconosciuta n. 770 nel ranking WTA, ha messo in vendita per 3 Ether, sotto forma di NFT, una porzione della sua pelle di 6×3 pollici a scopo pubblicitario: chi lo acquista potrà tatuarci un marchio o qualsiasi messaggio. Uniche limitazioni dettate dalla sportiva? Niente messaggi estremisti o legati a scommesse.
Gli NFT applicati all’arte: nasce la NFT Art
Come potete intuire, ci sarebbero migliaia di casi studio da citare legati agli NFT. In questa bolla immensa (esploderà?) mi ha affascinato quella legata all’arte, in particolare perché risolve un problema evergreen nel web: il copia-incolla. La copia di un’immagine jpeg ha le stesse informazioni dell’originale, è una copia assolutamente identica e il suo valore è zero. Per gli artisti e produttori digitali l’NFT rappresenta un modo per certificare la titolarità delle opere.
C’è però un piccolo dettaglio da chiarire: se compro un quadro fisico lo posso appendere in camera o conservare nel mio caveau di massima sicurezza, posso toccarlo e ammirarlo solo io, nessun’altro al mondo. Invece, se acquisto un NFT, non ottengo l’accesso esclusivo all’opera, in quanto essendo digitale può essere duplicata e modificata da chiunque, bensì il cosiddetto autentico verificabile («the verifiably real thing»).
Come si trasforma un’opera d’arte in un NFT?
Le opere d’arte digitali, in qualsiasi forma (immagine, video, render, animazione 3D, ecc…) vengono tokenizzate. Esistono delle piattaforme online che permettono di caricare la nostra opera per mintarla (da to mint = coniare), ovvero dropparla, introdurla nella Blockchain di Ethereum, oggi la crypovaluta “ufficiale” della NFT Art o Cryptoarte. Come spiegato sopra, sono dei super computer (miner) ad occuparsi di questo complesso processo, che necessita di un potenza di calcolo irraggiungibile per i normali dispositivi che usiamo tutti i giorni. Ecco perché nascono queste piattaforme, come accade in altri settori, come la renderizzazione.
La maggior parte di queste piattaforme richiedono il pagamento di una fee in Ethereum per mintare un’opera. Per questo motivo, si dà per scontato che l’artista abbia già un proprio portafoglio (wallet) dove custodisce degli Ether.
Vi segnalo però Mintable, che permette di creare NFT senza pagare nulla: potete caricare la vostra opera e… boom, avete il vostro NFT.
Potrete aggiungere tutte le informazioni sulla vostra opera e specificare se renderla acquistabile una volta mintata, fissando il relativo prezzo. L’effettivo costo si ha quando e se si verificherà la compravendita (dal 2,5% al 10% del valore a seconda della tipologia di item).
Come faccio a valutare un’opera di cryptoarte?
Secondo Federico Clapis (ho già scritto di lui e del suo geniale esperimento sociale) gli elementi per valutare oggi un’opera di crypto arte sono ancora pochi:
- la piattaforma in cui droppo la mia opera: come detto ce ne sono svariate e ognuna ha il suo prestigio (per citarne alcune: district0x, OPSkins, OpenSea) alcune sono più di nicchia, altre molto mainstream (come Mintable). Chiaramente questa scelta influenza il posizionamento della mia opera;
- la collezione: ci sono artisti che danno delle valutazioni su altri artisti e sulle loro opere, contribuendo quindi alla profilazione e creazione di collezioni. Come accade nel mondo reale, se un’opera è dentro una collezione, è un valore;
- domanda e offerta: come in qualsiasi mercato, domanda e offerta sono legate e determinano il valore di qualsiasi merce, fisica o digitale.
Dove posso acquistare cryptoarte?
Tralasciando le piattaforme dove droppare le opere, le quali ovviamente offrono la possibilità di sfogliarle, vi vorrei suggerire alcune gallerie/musei digitali dove è possibile acquistare/consultare cryptoarte e vi è un minimo di “selezione”.
SuperRare
È forse la principale galleria di cryptoarte del mondo. SuperRare accoglie pochi nuovi artisti al mese e passano tramite un processo di selezione. Naturalmente Clapis c’è!
Museum of Contemporary Digital Art
MoCDA è un museo che espone opere d’arte digitali allo scopo di documentare, raccogliere e promuovere la posizione dell’arte digitale.
Questa, per esempio, è la virtual gallery di System Shock – 777Exhibition.
G○C△ – Gallery of Crypto Art
La Gallery of Crypto Art è una collezione di Artsy, una piattaforma per connettere gli acquirenti con tutti i mezzi d’arte.
Foundation
Foundation si autodefinisce come «parco giochi creativo per artisti, curatori e collezionisti per sperimentare la nuova economia creativa». Qui il processo di selezione è leggermente diverso, basato sulla profilazione: i membri verificati della community votano gli artisti che ritengono più promettenti.
Il mondo della crypto arte è davvero sterminato e ancora non riesco a definirne i confini precisi e le potenzialità. Come tutte le forme d’arte può non essere compresa da subito, può apparire estremamente incentrata sul profitto e lascia spazio ad ampi margini di riflessione: che fine faranno le opere fisiche? Perderanno valore? La foto in jpeg o replica 3D in NFT di una scultura reale vale di più o di meno dell’opera originale? Basta droppare un jpeg per diventare un crypto artista?
Questo articolo non ha certo la velleità di rispondere a tutti questi quesiti, ma spero vi abbia aiutato a definire i concetti base per costruire la vostra personale opinione sul tema. Se vi va di parlarne, scrivetemi pure in direct Instagram.